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Dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo, i progetti C.A.S.E. e M.A.P. insediamenti per gli sfollati del sisma del 6 aprile 2009 costruiti dal Governo Berlusconi attraverso la Protezione Civile, hanno visto la realizzazione di edifici prefabbricati a due e tre piani, fissati sopra grandi piastre in cemento armato, sorrette da pilastri portanti che sostengono gli isolatori sismici, suddivise in 19 aree vicino a L'Aquila.
I progetti C.A.S.E. ( Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) e M.A.P. (moduli abitativi provvisori) sono generalmente luoghi isolati dal contesto urbano, privi di servizi e di negozi, e scarsamente collegati con i luoghi di aggregazione sociale che, a fatica, tornano a esistere nei pressi del centro cittadino.
Oggi, a 10 anni esatti dal terremoto, in queste abitazioni si respira una sorta di limbo surreale, sebbene siano state costruite in luoghi molto belli dal punto di vista paesaggistico, sembrano grandi cattedrali nel deserto, il senso di desolazione e abbandono degli abitanti è profondo.
Riguardo al modello New Town, oggi le opinioni sono molto discordanti: i favorevoli – quelli più ottimisti che si basano sul concetto teorico – sostengono che le new towns garantiscano un ambiente ideale agli abitanti, unendo le comodità cittadine alla salubrità della campagna. I contrari, sono convinti che sono dei ghetti con edifici di scarso valore architettonico, soluzioni urbanistiche banali, ampie distese cementificate e mal servite dal trasporto pubblico.
Appare chiaro, anche, che questi nuovi piccoli villaggi siano stati interpretati come una risposta muscolare della politica al disastro, dove sono stati sbandierati i requisiti performanti più comprensibili, quali asismicità ed ecosostenibilità, sorvolando sulle questioni di concetto, urbanistiche e architettoniche.
Il risultato percepito è che si tratti di insediamenti dormitorio, in cui la sensazione è di profonda tristezza.
In che modo è possibile avviare subito la sostituzione delle città attuali, insicure e vulnerabili, con nuovi concept che interpretano nel modo migliore le conoscenze mature in termini di sicurezza e qualità, capaci di garantire sostenibilità sociale e ambientale, in un clima culturale che si manifesta con l’arte, l’architettura e l’urbanistica?

Progetto realizzato nel 2019 per “Lo Stato delle cose” – “Terrae Motus – Geografie e storie dell'Italia fragile”
un osservatorio permanente per raccontare L'Aquila e l'Italia del terremoto, ideato dal giornalista Antonio Di Giacomo.


Luoghi fotografati in provincia de L'Aquila : Camarda, Cese di Preturo, San Gregorio, L'Aquila, Progetto Case S.Elia 1, Onna, Monticchio, Poggio di Roio, Roio Piano, Santa Rufina.
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